Oltre la dimensione del “fare”: la storia di Laura
Laura è una ragazza sorprendente: in un mondo di giovani che spesso sembrano avere difficoltà ad attivarsi, a fare progetti per il futuro, a credere nei propri sogni, Laura è praticamente l’opposto.
Da quando era piccolissima, è sempre stata una persona molto attiva e responsabile; dapprima a scuola, dove il suo rendimento è sempre stato eccellente, poi in famiglia e nel lavoro. Ha molto aiutato i genitori nella gestione dei fratelli piccoli, assumendosi via via maggiori responsabilità: dall’accompagnarli a scuola, all’ascoltare i loro problemi, al partecipare ai colloqui con i maestri, al portarli alle visite periodiche dal pediatra.
Durante gli anni dell’Università ha avuto la prima relazione intima duratura, con un ragazzo che poi ha lasciato perché, dopo due anni, non si decideva a impegnarsi in modo del tutto chiaro e lei “non voleva perdere tempo” con una storia che non le sembrava avere grandi sbocchi futuri. Oggi, a 26 anni, è una stimatissima funzionaria in una grande azienda.
Sul lavoro è stata definita un “giovane talento”, da far sviluppare; perciò, l’azienda le offre frequentemente di fare una formazione molto specifica, partecipando a corsi in tutta Europa, che a lei vengono offerti gratuitamente.
Si può smettere di essere perfetta?
Nonostante i successi, Laura da qualche tempo percepisce strane sensazioni. Sente un’angoscia strisciante, che è incominciata poco dopo la separazione da quel ragazzo che aveva lasciato. Si scopre a pensare di non aver dato una vera possibilità a quella storia, mettendo troppa fretta a lui ed anche a sé stessa.
Recentemente ha ricevuto diagnosi di una malattia cronica: un imprevisto sicuramente poco piacevole, sebbene si tratti di una condizione con cui, armati di pazienza e fiducia, si può convivere anche molto bene. Ha scelto di fare tutte le analisi e i controlli da sola, senza dire niente a nessuno, se non alla sua più cara amica. Non vuole causare preoccupazione in famiglia e non vuole, sul lavoro, esser vista come una persona in qualche modo debole, su cui si può contare di meno.
Ciò le provoca, tuttavia, un senso di inautenticità e una domanda di fondo: è possibile, ogni tanto, smettere di essere perfetta su tutto e fare spazio al resto? È possibile fare un po’ di spazio alla Laura spaventata, o arrabbiata, con i suoi bisogni, le sue paure, i suoi limiti?
Per la prima volta, Laura non scappa dal dolore
Una sera, in cui l’angoscia era particolarmente intensa, dopo la consueta lezione di yoga, Laura sceglie di non correre a casa a preparare il lavoro del giorno dopo, ma si ferma ancora un po’ nel centro yoga, a meditare con gli altri.
Inspirando ed espirando, sente la mente che si fa un po’ più calma. Concentrandosi sulle sensazioni del corpo si concede di percepire i fastidi derivanti dalla sua malattia. Per la prima volta, non scappa dal dolore, ci resta in contatto. Sceglie di non lasciarlo solo, gli si avvicina e concede a sé stessa di sperimentare pienamente le sensazioni fisiche che sta provando.
Respirando lentamente e profondamente culla il corpo e la mente. In questo momento di consapevolezza e presenza, sente che non è necessario sforzarsi di cambiare nulla, né di correggere, o migliorare nulla. Permette alla sua esperienza di essere esattamente quella che è.
Laura entra nel mondo della consapevolezza
Con la meditazione Laura sta entrando in quella che noi chiamiamo la “modalità dell’essere”: uno stato in cui non ci sono obiettivi da raggiungere, se non lo stare in compagnia di tutti i propri vissuti, senza aggrapparsi a quelli piacevoli, senza allontanare quelli spiacevoli. Uno stato profondamente salutare, benefico, curativo. Uno stato di pura presenza e consapevolezza. È difficile spiegare esattamente di che cosa si tratti, perché è qualcosa che va sperimentato in prima persona, magari usando l’audio che trovi in questo sito, dal titolo “La via dell’essere”.
La rivoluzione profonda, ma gentile
Per Laura, l’ingresso nel mondo della consapevolezza ha dato inizio a una rivoluzione profonda ma gentile. Si è resa conto che fare esclusivamente attività faticose la stava logorando, come, pure, il fatto di nascondere i propri problemi.
Lentamente, ha incominciato a prendersi degli spazi per la cura del proprio benessere esterno e interno e poi… ha voluto riprendere contatto con il suo ex fidanzato. Senza alcun obiettivo, solo per chiarirsi, per dirgli le parole che, al tempo della relazione, non aveva saputo trovare. È consapevole che ci vorrà del tempo per capire se il loro sentimento è sopravvissuto alla lunga separazione e per verificare se si può ricostruire un legame nuovo. Quando si sentiranno pronti, insieme, decideranno se darsi un’altra opportunità.