Comunicazione medico-paziente: l’intelligenza emotiva nella relazione di cura
Nella vita quotidiana, una delle nostre preoccupazioni principali è la salute. Andare dal medico per una visita o un consulto può diventare un’esperienza stressante, soprattutto quando ci troviamo di fronte a una situazione di incertezza o ansia legata alla nostra condizione. In questi momenti, la qualità della comunicazione tra medico e paziente gioca un ruolo fondamentale.
Non basta che il medico sia un eccellente professionista dal punto di vista tecnico. È altrettanto importante che sappia instaurare una relazione empatica e ascolti attivamente le esigenze del paziente. D’altra parte, anche il paziente deve farsi parte attiva del processo, con sincerità, ed esprimendo le proprie preoccupazioni e domande.
Ne abbiamo parlato con la Prof.ssa Angela Tincani, reumatologa presso la UOC di Reumatologia e Immunologia Clinica, della ASST-Spedali Civili e Università degli Studi di Brescia.
La relazione medico-paziente: un equilibrio delicato
La relazione tra medico e paziente è una delle più delicate. Il paziente porta non solo sintomi da curare, ma anche un bagaglio emotivo fatto di paure, speranze e aspettative.
D’altro canto, l’esercizio della professione medica richiede sempre più ai medici di gestire i propri sentimenti, inclusi anche quelli negativi come rabbia e frustrazione.
Di fronte a questa complessità, il medico deve essere in grado di coniugare competenza professionale ed empatia, costruendo un dialogo che vada oltre la semplice comunicazione di diagnosi e terapie. Infatti, sono sempre più numerosi gli studi dai quali emerge che una buona comunicazione è in grado di influenzare direttamente molti aspetti del percorso di cura, ad esempio l’aderenza terapeutica. Infatti, i pazienti che si sentono ascoltati e capiti tendono ad aderire meglio alle terapie, a seguire i consigli medici e a rispondere positivamente ai trattamenti.
In questo senso, la comunicazione diventa un vero e proprio elemento del percorso di cura, se non uno strumento terapeutico.
L’Intelligenza Emotiva: il cuore della comunicazione medico-paziente
L’intelligenza emotiva è la capacità di riconoscere, comprendere e gestire le proprie emozioni e quelle degli altri. In ambito medico, questa competenza si traduce nella capacità di “sintonizzarsi” con lo stato emotivo del paziente, cogliendo anche i segnali non verbali e rispondendo in modo adeguato.
Per un medico, essere emotivamente intelligenti significa riuscire a vedere la situazione dal punto di vista del paziente. Capire che dietro un sintomo si nasconde una persona con timori e aspettative può fare la differenza nel modo in cui si comunica e si costruisce la relazione. In questo modo, la visita medica diventa non solo un momento di cura fisica, ma anche di supporto emotivo.
L’ascolto attivo: la chiave per un dialogo efficace
Un aspetto fondamentale della comunicazione è l’ascolto attivo. Spesso, i pazienti hanno bisogno di sentirsi ascoltati, non solo per raccontare i sintomi, ma anche per condividere le proprie preoccupazioni. Un medico che sa ascoltare attivamente riesce a cogliere non solo le informazioni cliniche, ma anche il lato umano della persona che ha di fronte.
Ascoltare in modo attivo significa creare uno spazio di dialogo aperto, in cui il paziente si sente libero di esprimere dubbi e domande senza paura di essere giudicato o sottovalutato. Imparare a “leggere tra le righe” consente di capire le emozioni che stanno dietro ad alcune frasi o comportamenti e di raccogliere informazioni preziose per una diagnosi accurata. Inoltre, favorisce la creazione di una relazione basata sulla comprensione e sulla fiducia.
Non necessariamente occorre dedicare molto tempo ad ascoltare ciò che viene raccontato: l’elemento chiave è prestare un’attenzione sincera e focalizzata, e restituire risposte altrettanto sincere.
Mettersi nei panni dell’altro: l’empatia come strumento terapeutico
L’empatia è definita come curiosità attiva riguardo alla particolare prospettiva emotiva dell’altro. Essere empatici, quindi, significa mettersi nei panni dell’altro, comprendendo le sue emozioni e percezioni. Per un medico, l’empatia è uno strumento potente che consente di costruire un rapporto di fiducia con il paziente. Quando il paziente si sente capito e sostenuto, è più propenso a seguire le indicazioni del medico e ad affrontare il percorso di cura con maggiore serenità.
Attenzione, però: non si tratta di mera gentilezza, né di superficiale informalità. Sviluppare l’empatia non è cosa semplice, richiede volontà e impegno nell’”allenarsi” ma i risultati possono essere davvero sorprendenti, in termini di soddisfazione professionale, di efficacia, di risultati nel percorso terapeutico del paziente.
La scelta delle parole: parlare per farsi capire
Un altro aspetto cruciale della comunicazione medico-paziente è la chiarezza nel linguaggio, a partire dalla scelta delle parole da utilizzare. Spesso, i termini medici possono risultare difficili da capire per chi non ha una formazione specifica. Per questo motivo, è essenziale che il medico sappia spiegare le diagnosi e i trattamenti in modo chiaro e semplice, senza però banalizzare o sminuire l’importanza delle informazioni. Inoltre, è importante che il medico verifichi sempre che il paziente abbia compreso pienamente ciò che gli è stato spiegato.
Un linguaggio chiaro e accessibile non solo aiuta il paziente a comprendere meglio la sua situazione, ma favorisce anche la collaborazione tra medico e paziente, migliorando l’aderenza alle cure e riducendo il rischio di incomprensioni.
Il Paziente come parte attiva
Anche il paziente, naturalmente, ha un ruolo attivo nella comunicazione. È importante che si senta libero di fare domande, esprimere dubbi e condividere le sue preoccupazioni.
Il medico può facilitare questa partecipazione attiva creando un ambiente accogliente e non giudicante, che aumenti la motivazione del paziente. D’altro lato, però, spetta anche al paziente prendere iniziativa per garantire un dialogo aperto e collaborativo.
I pazienti che si sentono ascoltati e coinvolti attivamente nel processo decisionale tendono a sentirsi più coinvolti nel percorso di cura, a seguire le terapie con maggiore impegno e, di conseguenza, a ottenere risultati migliori: è il “patient empowerment”, che la WHO definisce il processo attraverso il quale le persone possono acquisire un maggiore controllo sulle decisioni e sulle azioni che riguardano la loro salute.
Un percorso di cura a doppio senso
La comunicazione tra medico e paziente è un percorso a doppio senso, basato su ascolto, empatia e chiarezza. L’intelligenza emotiva rappresenta uno strumento essenziale per migliorare la qualità di questa relazione, rendendo l’incontro medico-paziente non solo un momento di cura fisica, ma anche di sostegno emotivo e umano.
Sviluppare competenze comunicative efficaci è una sfida sia per i medici che per i pazienti, ma è un impegno che può portare a grandi risultati in termini di una migliore qualità della vita per il paziente e in una maggiore soddisfazione professionale per il medico. In un mondo sempre più tecnologico, ricordare che al centro della Medicina ci sono le Persone, con le loro emozioni e le loro storie, è più importante che mai.
Fonti:
- Halpern, J. (2007). Empathy and Patient–Physician Conflicts. Journal of General Internal Medicine, 22, 696 – 700. https://doi.org/10.1007/s11606-006-0102-3.
- Derksen, F., Bensing, J., & Lagro-Janssen, A. (2013). Effectiveness of empathy in general practice: a systematic review. The British journal of general practice: the journal of the Royal College of General Practitioners, 63 606, e76-84. https://doi.org/10.3399/bjgp13X660814.
- Georgopoulou, S., Prothero, L., Lempp, H., Galloway, J., & Sturt, J. (2015). Motivational interviewing: relevance in the treatment of rheumatoid arthritis?. Rheumatology, 55 8, 1348-56 .https://doi.org/10.1093/rheumatology/kev379.
- Goleman, D. Intelligenza emotiva. Che cos’è e perché può renderci felici. Rizzoli, 2011.